Lo jazzo è un particolare recinto in pietra di uso comune nel territorio della Murgia e del Gargano.
Costruito lungo gli antichi tratturi della transumanza e destinato al ricovero delle pecore 🐑.
L'origine del nome jazzo potrebbe derivare dal latino iaceo, che significa giacere. L'etimologia deriverebbe dal fatto che queste strutture costituivano delle stazioni idonee a tutte le attività connesse alle soste dei pastori e delle greggi durante la transumanza.
Noterete che qualsiasi jazzo è costruito in pendenza, per favorire la ventilazione e il deflusso delle acque e dei liquami. 🌊
Ed è sempre esposto a sud, per garantire il riparo dai freddi venti settentrionali, considerando anche che i pascoli pugliesi venissero maggiormente utilizzati nella stagione fredda. 🌬
La struttura è costituita da un muro principale di recinzione, più alto e robusto, e da muretti minori che suddividono l'area interna in vari scomparti. La costruzione è in pietra a secco, ricavata sul posto dallo spietramento del suolo.
Il lamione è il locale coperto dello jazzo, con volta in pietra o in travi di legno.
Solitamente situato sul lato nord dello Jazzo.
Erano utilizzati per ricovero di animali e persone, ma spesso anche per la lavorazione del latte. Infatti in questi ambienti si trovano anche alcuni grandi focolari 🔥
Da questa foto sin può notare la presenza dei paralupi, costituito da una serie continua di lastre di pietra infisse orizzontalmente nella muratura, il tutto per impedire l'accesso ad animali predatori capaci di arrampicarsi, come volpi, lupi e faine 🐺
Presso molti jazzi si trova ancora un'altra struttura caratteristica: il mungituro. È costituito da un piccolo corpo centrale, generalmente quadrangolare, fornito di due aperture contrapposte, comunicanti ognuna con un recinto esterno di forma circolare.
E' facilmente riconoscibile per la sua forma ad 8 🧐
Le pecore 🐑 venivano passate dal recinto di pietre all'altro attraverso la struttura centrale rettangolare in cui poche alla volta venivano appunto munte 🥛
Le poste sono delle costruzioni in pietra sorte sui pascoli demaniali, lungo i tratturi principali, e composte da jazzi, mungituri, lamioni ed abitazioni dei laboratori; che venivano assegnate ai pastori provenienti dalle montagne per il ricovero invernale delle pecore 🐑 durante il lungo viaggio della transumanza. 👣
E qui inoltre si espletavano le operazioni di conta dei capi e l'esazione dei tributi. 💰
Nel meridione, l'importanza economica di questa attività era tale da essere regolamentata da specifiche istituzioni del Regno di Napoli: come la Regia dogana della mena delle pecore di Puglia, con sede a Lucera e poi Foggia, esistita dal XV al XIX secolo.
La masseria è un insieme di edifici rurali adibiti ad abitazioni, ricovero animali e supporto per i titolari di aziende agricole, contadini e pastori tipiche dell'Italia Meridionale, dal XV secolo in poi;
Solitamente costituita da vari lamioni, in tipiche costruzioni in pietra e/o in mattoni. Ognuno con una diversa funzione.
Come ad esempio un frantoio, un granaio, un affumicatoio, un deposito di alimenti per le persone e per gli animali..
Alcune fortificate e munite di cinte murarie e torri difensive. 🏰
E potevano comprendere una cappella ✝
Spesso le masserie venivano integrate agli jazzi. 🐑
Alcune erano/sono di proprietà di famiglie di origine nobiliare.
Solitamente sul piano superiore vi era la casa del massaro.
Oltre alle masserie, in particolare la Puglia presenta ancora i resti di numerosi casali medievali.
Il casale è un gruppo di case rurali e quasi sempre una chiesa, in aperta campagna, sostenuto da un'economia mista, agricolo, pastorale, artigianale e commerciale. Privo di mura o fortificazioni, spesso però dotato di garitte, torri di avvistamento.
Quasi tutti i casali furono distrutti per eventi bellici tra l'inizio dell'XI secolo e la fine del XII secolo.
Il pagliaro o casedda (o paiaru, o pagghiaru, o furnieddhu, furnu, truddu, chipuru, caseddhu a seconda del luogo) è una costruzione rurale realizzata con la tecnica del muro a secco tipica delle Murge e del Salento.
Rappresentano oggi in modo evidente uno degli elementi caratteristici del paesaggio pugliese tanto da essere tutelate e valorizzate dalle istituzioni locali. 💚 Sono edifici simili ai più famosi trulli, a forma di tronco di cono, con pianta circolare o quadrangolare e costruiti con pietre ricavate dai terreni circostanti "a secco", ovvero senza l'aiuto di alcuna malta o sostegno. Erano e sono utilizzati come riparo momentaneo o deposito (originariamente depositi di paglia 🌾), ma anche per altri usi, ad esempio come abitazione dei contadini durante il periodo estivo, per occuparsi dei lavori campestri dall'alba al tramonto. Grazie al loro notevole spessore, assicurano un ambiente interno fresco anche nei mesi più caldi. 🌞
Il muretto a secco è un particolare tipo di muro costruito con blocchi di pietra opportunamente disposti e assemblati, senza uso di leganti o malte di alcun genere.
Nel 2018 è stato inserito nel patrimonio immateriale dell'umanità dall'Unesco.
Il muretto a secco, innalzato con le pietre tolte al terreno, oltre a delimitare i confini, assume un ruolo ambientale di rilevante importanza perchè rappresenta un vero e proprio “corridoio ecologico” che permette la veicolazione di una microfauna ricca di insetti, rettili ed anfibi che operano spontaneamente, in modo sinergico all’agricoltura umana, al mantenimento di un ambiente sano e privo di parassiti. Gli interstizi ne divengono dimora e nascondiglio.
I muretti a secco, con la vegetazione spontanea che cresce tra le pietre o a ridosso dei muri stessi, costituiscono un importante ecosistema. In loro corrispondenza si crea un microclima particolare, favorevole alle piante mediterranee che possono così, grazie alla maggiore disponibilità idrica, superare la crisi estiva.
È fondamentale quindi, specialmente nel ripristino dei muretti a secco parzialmente crollati, tener conto di queste funzioni ecologiche e paesaggistiche.
Il tratturo è un largo sentiero erboso originatosi dal passaggio e dal calpestio delle greggi 🐑 e degli armenti.
Tali percorsi erano utilizzati dai pastori per compiere la transumanza, ossia per trasferire con cadenza stagionale mandrie e greggi da un'area di pascolo a un'altra; su percorsi lunghi fino a oltre 200 chilometri (ad esempio, il regio tratturo L'Aquila-Foggia) dalle montagne verso le pianure in autunno; 🍂mentre in primavera 🌼 si compiva lo stesso tragitto in senso opposto, in modo da ovviare alla carenza di foraggio fresco nelle aree montane innevate ❄ in inverno e nelle pianure siccitose in estate. ☀